Il montaggio è una fase creativa e tecnica molto importante, sia che si tratti di cortometraggi, lungometraggi, spot pubblicitari, video per i social network o cinema d’azienda. Ne abbiamo parlato con Davide Vizzini, montatore professionista che si è formato al Centro Sperimentale di Roma e che lavora in ambito di produzioni importanti. Ma non solo: Davide ha messo la sua esperienza anche al servizio della pubblicità, dove il linguaggio stesso del montatore necessita di importanti variazioni sul tema. Con lui abbiamo discusso in modo approfondito del montaggio come esperienza narrativa e sensoriale.

Il montaggio: un’azione tecnica che sfocia nella narrativa e nello storytelling

Montare un film equivale, in tutto per tutto, a dare vita a esso così come lo si fa girando, recitando, trovando i costumi giusti e lavorando su luci e colori per trovare una fotografia perfetta. Il lavoro del montatore – a detta anche di Davide Vizzini che ha parlato con noi – è un punto fondamentale anche della fase creativa. Sia essa legata a un lungometraggio da vedere nelle sale, a un film d’azienda prodotto per dare risalto alla comunicazione di un’attività produttiva o sia esso pronto a dare vita a uno spot che non duri più di un minuto. Il montatore dialoga strettamente con il regista per plasmare il prodotto finale che prenderà vita dopo molte fasi di lavoro.

Com’è cambiato il lavoro del montatore ora, con l’avanzare veloce della tecnologia?

I tempi moderni sono nemici della specializzazione in molti tipi di lavoro: per anni, il montatore è stato – soprattutto – un tecnico capace di avere a che fare con pellicola: il supporto di celluloide imponeva di avere a che fare con una quantità fisica di materiale immensa. Nel mondo contemporaneo questo si traduce con una quantità di dati in digitale sempre imponente. I software utilizzabili al giorno d’oggi sono, però, amici di un lavoro più agile che può essere fatto da ovunque si possa usare un computer e avere una stanza nella quale agire in tranquillità. Il lavoro del montatore, infatti, è un qualcosa di più intimo che esposto verso l’esterno. La tecnologia utilizzabile oggi, fatta di software come Avid Technology Media Composer fino ad arrivare a Final Cut, accresce il numero di opzioni di montaggio di una scena. In questo modo, si può provare e riprovare in maniera infinita il montaggio di una scena, dando una connotazione fortemente creativa al lavoro del montatore.

Cosa cambia nel montaggio di un lungometraggio rispetto a quello di uno spot pubblicitario?

L’elemento più forte – e potremmo dire discriminante – nella scelta di montaggio di un lungometraggio rispetto a quella di una pubblicità aziendale è la tempistica di riferimento. Viviamo in un mondo in cui le piattaforme fruibili per advertising e cinema d’azienda sono davvero molte. Ogni social network chiede un formato e una durata precisa. Ciò influisce sul montaggio, sulle scelte stilistiche. Nella pubblicità, per esempio, entra in gioco anche la volontà, nonché esigenza, di andare dritti a punto per mostrare il prodotto e generare il desiderio di esso. Elaborare il prodotto finale è una fase creativa determinante. Lo scritto immagina; il girato concretizza; il montaggio rielabora e, facendolo, trova la storia da raccontare.

Come possono interagire montaggio e storytelling?

L’interazione, così come il lavoro di squadra, sono molto importanti nell’ambito del lavoro di un montatore. Ci deve essere, in primis, un dialogo totale tra il montaggio e la regia.  Così come tra montaggio e storytelling. Spesso e volentieri, il lavoro di montaggio inizia ancora prima di girare. Alcuni montatori danno delle opinioni che, in fase di lavoro operativo, diventano essenziali e arrivano anche a cambiare lo script o l’idea da mettere in campo per uno spot pubblicitario. In quest’ultimo ambito, per esempio, gli elementi della storia sono spesso più rigidi che in un film: lo storyboard è già fatto e la strada è tracciata. Ugualmente, però, il montatore riesce a dare il suo apporto nel creare ritmo e arrivare dritti all’obiettivo. Il lavoro del montantore, in fin dei conti, è quello di percorrere una strada che va da un punto A fino a un punto B. Nel mezzo c’è la narrazione, c’è l’obiettivo, c’è la storia da raccontare.

Il video: Il montaggio come esperienza sensoriale tra visione e riscrittura, nel cinema e nell’advertising

Ascoltate l’intervista tra Pietro Parolin e Davide Vizzini per comprendere maggiormente, dalla voce degli addetti ai lavori, quanto il montatore sia, in fondo, un narratore sui generis.

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